Panoramica generale
Le priorità economiche della Bosnia Erzegovina vedono al primo posto l’accelerazione nel percorso di integrazione europea, anche alla luce dei progressi compiuti nel 2022 (concessione dello status di candidato all’ingresso nell’Unione Europea) e nel 2024 (decisione dell’UE di aprire i negoziati di adesione). In quest’ottica si collocano in cima alle priorità economiche del Paese le riforme strutturali volte a migliorare l’efficienza del mercato del lavoro, a favorire lo sviluppo di un settore privato dinamico e competitivo e a rendere più efficiente la gestione delle risorse. Le scelte di politica monetaria e fiscale della Bosnia Erzegovina in questo momento storico sono fortemente condizionate dalle conseguenze della crisi pandemica e del conflitto in Ucraina (riduzione dell’inflazione, ridefinizione delle catene del valore).
Integrazione economico-commerciale regionale e multilaterale
Nel 2008 la Bosnia Erzegovina ha concluso un Accordo di stabilizzazione e associazione (ASA) con l’UE, che regolamenta le relazioni bilaterali anche dal punto di vista economico e commerciale. A partire dal 2022, l’UE ha iniziato a elaborare un proprio Piano di crescita per i Balcani occidentali, come strumento per favorire gli investimenti nella regione e favorire l’integrazione dei Paesi della regione nel Mercato unico anche prima del loro ingresso nell’Unione.
La valuta utilizzata (il marco convertibile della Bosnia Erzegovina – abbreviato in BAM o KM) è legata all’euro da un tasso di cambio fisso (1 euro = 1,95583 BAM).
In questa fase del processo di adesione all’Unione Europea, la Bosnia Erzegovina coopera con gli altri Paesi dei Balcani occidentali nell’ambito del cosiddetto Processo di Berlino, che rappresenta un aspetto complementare dell’integrazione della Bosnia Erzegovina e dei Balcani occidentali nell’UE.
A seguito del Vertice di Trieste del 2017 e del Vertice di Sofia del 2020, i Paesi dei Balcani occidentali hanno iniziato a lavorare alla costruzione di un Mercato regionale comune, volto a favorire la ripresa all’indomani della crisi pandemica attraverso una maggiore integrazione a livello regionale e ad avvicinare ulteriormente la regione al mercato unico europeo in quattro aree chiave: commercio, investimenti, digitale e industria e innovazione.
A partire dai risultati ottenuti nell’ambito del MAP REA, al termine del Vertice di Sofia del 2020, i Paesi dei Balcani Occidentali hanno iniziato a lavorare alla costruzione di un Mercato Regionale Comune, volto a favorire la ripresa all’indomani della crisi pandemica attraverso una maggiore integrazione a livello regionale e ad avvicinare ulteriormente la regione al mercato unico europeo. Al fine di raggiungere tale obiettivo è stato adottato un Piano d’Azione che prevede l’implementazione entro il 2024 di specifiche misure in quattro aree chiave: commercio, investimenti, digitale e industria e innovazione.
La Bosnia Erzegovina ha inoltre concluso l’Accordo centroeuropeo di libero scambio (CEFTA), insieme ad altri paesi dei Balcani occidentali, anch’essi firmatari di ASA con l’UE. L’obiettivo del CEFTA è l’ulteriore liberalizzazione del commercio nella regione, l’eliminazione completa di tutte le barriere commerciali e la preparazione dei futuri Stati membri per l’adesione all’UE.
Inoltre, tutti i membri del CEFTA, compresa la Bosnia Erzegovina, hanno firmato accordi di libero scambio con l’Associazione europea di libero scambio (EFTA), composta da Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein.
L’appartenenza e la partecipazione attiva a organizzazioni multilaterali, come l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), rimane uno degli obiettivi chiave della politica commerciale estera della Bosnia Erzegovina, che continua a partecipare alle riunioni dell’OMC come paese Osservatore.
La Bosnia Erzegovina è parte di un accordo di libero scambio con la Turchia e partecipa a sistemi preferenziali di scambio con USA, Giappone, Nuova Zelanda, Federazione Russa, Kazakistan, Bielorussia e Iran.
Italia – Bosnia Erzegovina
Le relazioni economiche tra l’Italia e la Bosnia Erzegovina si sono radicate nel tempo sia grazie alla vicinanza geografica, che per la complementarietà dei rispettivi sistemi economici.
In Bosnia Erzegovina, Paese con 3,3 milioni di abitanti (in base agli ultimi dati ufficiali disponibili, relativi al censimento del 2013) e un PIL nominale nel 2023 di 25,4 miliardi di euro (fonte: Agenzia di statistica della Bosnia Erzegovina), l’Italia figura come secondo partner commerciale dopo la Germania; dal 2021, l’Italia risulta essere il primo fornitore della Bosnia Erzegovina. I principali prodotti italiani esportati in Bosnia Erzegovina sono quelli in cui tradizionalmente eccelle la produzione Made in Italy: prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori, macchinari e prodotti alimentari.
Per quanto riguarda le esportazioni della Bosnia Erzegovina, rispetto a una crescita particolarmente forte nei due anni precedenti, l’export verso l’Italia ha subito recentemente un calo. Nel 2023 l’Italia si è comunque posizionata come quinto mercato di destinazione delle merci bosniaco-erzegovesi.
Secondo i dati preliminari della Banca centrale della Bosnia Erzegovina, il flusso di Investimenti diretti esteri nel periodo gennaio-giugno 2023 è stato pari a 533 milioni di euro (+30,4% rispetto allo stesso periodo del 2022). Il settore trainante nell’attrazione degli IDE rimane quello dei servizi finanziari, seguito da telecomunicazioni e commercio all’ingrosso. Insieme, questi tre settori coprono circa il 40% degli IDE complessivi (fonte: Agenzia per la promozione degli investimenti esteri – FIPA). Anche l’Italia ha contribuito a tali risultati: il flusso di IDE netti dall’Italia alla Bosnia Erzegovina nel 2022 ammontava secondo la Banca d’Italia a 132 milioni di euro; secondo la stessa rilevazione, lo stock di investimenti dall’Italia alla Bosnia Erzegovina era pari a 430 milioni di euro (nel 2014, tale valore era pari a 140 milioni di euro; al netto di una leggera diminuzione degli stock in concomitanza con la crisi pandemica, tale valore è andato costantemente aumentando nell’ultimo decennio).
Tra 80 e 100 aziende italiane hanno investito in Bosnia Erzegovina, principalmente nei settori siderurgico, calzaturiero, dell’abbigliamento e del legname. Molto diffusa è anche la formula della produzione per conto di terzi a cui sono collegate diverse imprese italiane medio-piccole. Particolarmente significativa è infine la presenza italiana nel settore bancario: i gruppi Intesa Sanpaolo e Unicredit rappresentano infatti un pilastro di stabilità e occupano stabilmente le primissime posizioni nelle graduatorie relative al settore bancario. Per quanto riguarda il settore terziario, è in corso una forte espansione del settore IT, supportato dell’UE nel quadro del sostegno alla transizione digitale dei Balcani occidentali nel loro percorso di integrazione europea. Inoltre, grazie al suo patrimonio storico, culturale e soprattutto naturalistico, il comparto turistico della Bosnia Erzegovina possiede un forte potenziale di sviluppo. In questo settore, l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS) finanzia e attua progetti volti a tutelare tale patrimonio e a favorire lo sviluppo di un turismo sostenibile, oltre a sostenere progetti nei settori agro-alimentare e dello sviluppo rurale.