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Verso un nuovo modello

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In questi giorni ovunque nel mondo s’inseguono le conferenze su Dayton, perché il 25° anniversario è tempo di riflessione sul passato e sul futuro.

La domanda ricorrente è se Dayton sia stato più un armistizio o un trattato di pace, ciò che porta puntualmente ad un’analisi dei moventi e delle forze che ne ancora governano l’applicazione.

Tuttavia è possibile anche un altro approccio. Quando si parla di Dayton spesso s’intende l’Annesso IV, cioè la Costituzione. Ogni costituzione è fondata su un accordo politico, ma è a sua volta la base del diritto interno e dei diritti dei cittadini. Ciò merita un’analisi legale dedicata, che spesso è sorprendentemente assente quando si parla di Dayton.

La domanda allora diventa: quanto del progetto legale di Dayton è stato realizzato e come può questa Costituzione interagire col processo UE, che è di per sé una sfida importante per ogni Stato membro?

Per iniziare è noto che col concetto di „popoli costitutivi“ Dayton ha creato un equilibrio specifico tra diritti individuali e collettivi. Ciò ha portato a posizioni differenti, ma il concetto originario è che ognuno dovrebbe essere trattato nello stesso modo ovunque nel Paese. Ci sono poi i c.d. „Altri“ e sappiamo che, in linea con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, come dimostrato dalla sentenza Sejdić-Finci, si deve terminare la discriminazione nei loro confronti. La sentenza dice in realtà che le istituzioni devono trattare ugualmente tutti i cittadini, senza riguardo all’affiliazione o all’assenza d’identificazione. Questo va ancora realizzato.

Un secondo punto importante è che la Bosnia Erzegovina non ha ancora realizzato un mercato interno unificato con piena libertà di circolazione delle persone, prodotti, servizi e capitali, malgrado ciò sia previsto da Dayton (art. I.4). Se la Bosnia Erzegovina entrasse nell’UE domani, sarebbe obbligata a riconoscere piena parità alle imprese e ai prodotti di tutta l’UE, sulla base del mutuo riconoscimento e reciprocità. Perché allora non applicare il mutuo riconoscimento e la parità già all’interno del Paese? Il mutuo riconoscimento e la parità, esterna ed esterna, andrebbe basata sull’allineamento con i parametri UE.

Il terzo punto è che per stare nell’UE ogni Stato Membro deve potere elaborare posizioni comuni velocemente, per contribuire al processo legislativo. Il diritto UE è così vasto che richiede competenze a tutti i livelli di governo. Oggi circa metà dell’attività del Parlamento e governo italiano riguarda l’applicazione o l’elaborazione di diritto UE. La capacità d’interagire al momento giusto e nel modo opportuno è fondamentale, perché una volta assunta una decisione a livello UE essa diventa obbligatoria per tutti gli Stati membri.

Da qui un’altra importante questione: come assicurare che la Costituzione di Dayton, come tutte le costituzioni, possa essere aggiornata mantenendo la stabilità politica, ma assicurando la possibilità di confrontarsi con nuove sfide, in un mondo sempre più complesso ogni giorno?

La risposta a mio parere sta nel concetto di „sussidiarietà“ alla base del diritto UE. Secondo tale principio i livelli di governo più bassi devono essere i primi a regolamentare la maggior parte dei settori, a meno che l’efficienza o l’intervento di un livello superiore non porti un risultato migliore. Pertanto in ogni Paese le autorità locali sono le prime a rispondere, mentre lo Stato interviene quando il livello locale o regionale non può gestire tutto da solo. A sua volta il diritto UE interviene quando gli Stati membri non possono risolvere i problemi da sé e comunque per tutto ciò che riguarda il mercato unico.

Questo approccio multi-dimensionale è molto adatto alla Bosnia Erzegovina. Più cooperazione con lo Stato non vuol dire centralizzazione, ma ma uno scambio migliore e più veloce d’informazioni, alla ricerca di una posizione comune pur riconoscendo le necessità locali. L’Italia ha emendato la propria Costituzione nel 2001 per riconoscere il principio di sussidiarietà e lo stesso accade nell’UE quando necessaro. La Bosnia Erzegovina potrebbe fare lo stesso e il suo Parlamento può adottare le riforme con una maggioranza dei due terzi, cosa assolutamente possibile se c’è una visione comune sul futuro nell’UE.

L’importante è che il dibattito inizi e abbia luogo nel Parlamento e nella società. Le riforme sono necessarie. Cercare di risolvere i problemi di oggi con gli strumenti del secolo scorso limita le possibilità di successo del governo e della società. La Golf II era un’auto solida e resistente, che in teoria può ancora marciare. Tuttavia è tempo di rivederla e sta al Parlamento della Bosnia Erzegovina e ai cittadini decidere come farlo.

Per stimolare il dibattito il Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano ha organizzato una conferenza online su “Venticinque anni dopo: gli accordi di Dayton e la strada UE della Bosnia Erzegovina“, il 18 dicembre 2020, che ora è disponibile sulla pagina Facebook dell’Ambasciata a Sarajevo, ItalyinBiH (https://www.facebook.com/ItalyinBiH/videos/146258930331098).

E’ un primo passo, per qualcosa di molto importante, al cuore dell’UE e della BiH.