Sarajevo, 8 novembre 2018. Presso la Cattedrale del Sacro Cuore di Sarajevo si è svolta oggi una breve commemorazione per un soldato italiano, Cirillo Fancon, catturato nell’Italia settentrionale dalle truppe austro-ungariche durante la Prima Guerra Mondiale, nel 1916, e portato in prigionia nella Bosnia centrale, dove morì nel 1917.
La sua tomba è stata trovata da un appassionato di storia, il Prof. Dalibor Ballian, docente presso la Facoltà di Scienze Forestali dell’Università di Sarajevo, e segnalata alle Autorità italiane, che ne hanno disposto il rientro in Italia, nel paese di provenienza, dopo la resa degli onori militari oggi a Sarajevo. Alla cerimonia, celebrata dal Nunzio Apostolico, Mons. Luigi Pezzuto, hanno presenziato l’Ambasciatore d’Italia Nicola Minasi, l’Addetto per la Difesa Paolo Sfarra, una delegazione di EUFOR ed una rappresentanza della comunità italiana.
L’Alpino Fancon sarà il solo soldato della Prima Guerra mondiale a tornare a casa a 100 anni dal termine dei combattimenti, partendo dal luogo dove tutto iniziò.
Una curiosità è che la scoperta della sua tomba ha portato anche alla scoperta di una seconda lapide, di un altro italiano dimenticato nelle vicinanze: Lorenzo Perrod. Si tratta del terzo Console Generale d’Italia a Sarajevo, che nel 1878, rientrando in città, fu scambiato per una spia austriaca ed ucciso da una banda di briganti. Il primo Consolato Generale d’Italia era stato aperto già nel 1863, quando l’Italia era unita da appena due anni: una prova importante della grande attenzione che l’Italia prestava alla Bosnia Erzegovina già due secoli fa.