Traduzione dell’intervista dell’Amb. Nicola Minasi (Link all’intervista)
Le impressioni tratte dall’Ambasciatore d’Italia a Sarajevo dopo i primi tre mesi passati nel nostro Paese sono molto positive. Nonostante le innegabili difficoltà politiche, l’Amb. Minasi è convinto che la società abbia l’energia e la forza necessarie a rendere possibile un cambiamento positivo. Egli ha anche parlato delle prossime attività dell’Ambasciata d’Italia a Sarajevo, della collaborazione tra l’Italia e la Bosnia Erzegovina e del potenziale del nostro Paese, incluso nell’economia e nel settore culturale, nel suo percorso di integrazione europea.
“Credo che i prossimi mesi saranno molto importanti per il ruolo della Bosnia-Erzegovina in Europa. Questo Paese è già in Europa, sia per motivi geografici, sia perché il livello degli interscambi e la mobilità favoriscono l’integrazione della società e l’economia del Paese in Europa. L’importante è che questi processi siano governati e non subìti dalla politica e dalla società locale. Quello che anche l’Italia ha imparato è che i grandi processi di trasformazione internazionale non possono essere arrestati, bensì richiedono una capacità di adattamento a situazioni e contesti in evoluzione. Il rischio infatti è quello di condannarsi ad una marginalità che espone politicamente ed economicamente i Governi a fattori non controllabili”, ha spiegato l’Amb. Minasi.
L’obiettivo dell’Italia è di accompagnare la Bosnia-Erzegovina, assieme ai partner europei, lungo un percorso di crescita che aumenti la prosperità all’interno del Paese e nella regione. Anche per questa ragione, l’Italia ha deciso di ospitare a Trieste, il 12 luglio, il prossimo Summit del “Processo di Berlino” sui Balcani Occidentali, nel cui contesto saranno stanziati fondi per il finanziamento delle infrastrutture, al fine di migliorare le comunicazioni nell’intera Regione.
“L’obiettivo è creare e rinnovare strade, autostrade, ferrovie e telecomunicazioni, favorendo anche gli scambi tra giovani e imprese, e creando le premesse per una crescita capace di attirare maggiori investimenti dall’esterno. L’Italia ha inoltre deciso, per la prima volta, di aprire il “Processo di Berlino” ai temi del rafforzamento dello stato di diritto, con la previsione di una serie di seminari e iniziative sulla lotta alla corruzione. Si tratta, infatti, di una condizione necessaria per convincere gli investitori stranieri, e non solo europei, ad investire di più nell’area”.
Alla domanda su come l’Italia aiutera’ la Bosnia Erzegovina nel proprio percorso euro-atlantico, l’Amb. Minasi ha detto che per il suo Paese l’ingresso della Bosnia-Erzegovina nell’Unione Europea costituisce un obiettivo strategico per la stabilità della Bosnia stessa e della regione. L’Italia è pronta a condividere con la Bosnia Erzegovina le proprie esperienze a livello politico, amministrativo ed imprenditoriale, per offrire al Paese un modello da prendere a riferimento per evitare di incorrere in situazioni ed errori frequenti nei Paesi candidati all’accesso.
In Bosnia Erzegovina ci sono grandi investimenti extra-europei: questo è un aspetto positivo, perché con l’accesso al mercato europeo quegli stessi investimenti potranno stimolare crescita ed occupazione, a vantaggio di tutti. Allo stesso tempo, l’appartenenza all’UE prevede diritti e doveri. L’esperienza dell’Italia ha mostrato che i vantaggi dell’appartenenza al mercato unico sono reali quando il Paese ha la capacità amministrativa per saper sfruttare, e non solo subire, la modifica di leggi e regolamenti. E’ molto importante che gli amministratori e le imprese capiscano tempestivamente novità e cambiamenti, per prepararsi efficacemente a gestirli. Questo lavoro investe tutto il settore pubblico, e l’impegno della Autorità può fare la differenza nell’assicurarne il successo.
Il potenziale della Bosnia Erzegovina
L’Ambasciatore d’Italia è molto contento della collaborazione economica tra la Bosnia e l’Italia, che è convinto possa crescere ulteriormente. L’Italia è il secondo partner commerciale della Bosnia-Erzegovina dopo la Germania, gli scambi superano ogni anno 1,5 miliardi di Euro e almeno 70 imprese italiane sono stabilmente presenti nel Paese.
“Un conto in banca su tre, in Bosnia, è depositato presso una banca italiana. Abbiamo anche calcolato che le imprese italiane danno lavoro direttamente a quasi 12.000 persone. Se teniamo conto dell’indotto, il totale è anche più alto. La maggior parte delle imprese italiane sono di piccole e media dimensioni, a dimostrazione delle capacità di attrazione della Bosnia-Erzegovina per questo tipo di realtà. Penso che questa situazione possa essere ulteriormente migliorata collaborando con le Autorità locali per richiamare investimenti anche da altri Paesi, e attrarre investitori di maggiori dimensioni.”
“Sono molto fiero di un progetto europeo in cui l’Italia ha svolto un ruolo di primo piano per migliorare la certificazione fito-sanitaria dei prodotti agricoli, in assenza del quale risultano molto problematiche le esportazione non solo nell’UE, ma nei Paesi dell’OCSE. Grazie a questo progetto, molti produttori agricoli hanno avuto la possibilità di esportare i propri prodotti in Italia e altrove. Sono nate nuove possibilità per i produttori di frutti di bosco, funghi, formaggi e vini. Un altro settore promettente è quello dell’esportazione di legname, ma per farlo crescere è necessario un sistema di certificazione sulla sostenibilità delle esportazioni e la conservazione delle foreste. L’Italia è pronta a collaborare a tale scopo con il Governo e le Organizzazioni Internazionali.” ha detto l’Amb. Minasi.
Parlando del potenziale della Bosnia Erzegovina, l’Amb. Minasi sottolinea come la principale risorse del Paese sia la gente.
“Questo Paese ha superato prove terribili, ma ha dimostrato di avere un grande cuore. La forza delle persone può rappresentare una grande risorsa. L’emigrazione, soprattutto di giovani qualificati, è la prova che le Università sono buone e in grado di formare professionisti competitivi all’estero”. – ha detto.
Sulla cultura
L’Ambasciatore è impressionato dalla quantità di artisti, poeti e musicisti: “se esistesse un parametro per misurare la presenza di artisti pro-capite, penso che la Bosnia-Erzegovina sarebbe tra i primi Paesi al mondo”, ha detto.
“Personalmente credo molto nella forza della cultura, che per definizione è capacità di approfondire, aprirsi, scoprire e costruire. Se riusciste a dirigere questa forza verso il rinnovamento della vostra stessa società, il risultato sarebbe la crescita.
Poche settimane fa Michelangelo Pistoletto ha visitato il nostro Paese, e in quell’occasione ha realizzato il suo “Terzo Paradiso” con 400 ragazzi venuti da tutto il Paese.
L’Amb. Minasi spera di vedere tante altre iniziative, ed è impressionato dalla quantità di proposte di altissimo livello che arrivano dall’Italia: artisti di grande calibro vogliono venire in Bosnia-Erzegovina e riconoscono l’importanza culturale, umana e storica del vostro Paese.
Parlando della cultura, abbiamo chiesto all’Ambasciatore d’Italia la sua opinione su Predrag Matvejevic:
“Ho conosciuto Predrag Matvejevic attraverso i suoi libri quando avevo 20 anni, e quando ho saputo che sarei venuto in Bosnia-Erzegovina, lo scorso dicembre, speravo davvero di avere l’onore di incontrarlo di persona. Purtroppo è morto all’inizio di quest’anno. Ciò che mi ha sempre impressionato della sua opera è la forza di superare gli schemi mentali tipici della vita umana e mostrare che l’identità è una scelta, non solo un’eredità, ma sopratutto un mezzo di comunicazione e non di chiusura. Ho trovato il suo messaggio potente e universale, in grado di abbracciare insieme l’Est e l’Ovest, l’Europa e il Mediterraneo. E infatti mi ricorda un altro grande scrittore euro-mediterraneo, ancora vivente per fortuna: Amin Maalouf, che è franco-libanese e ha scritto molto anche su questa parte di Europa. Sarebbe bello portarlo in Bosnia-Erzegovina, anche se non è italiano!” – ha detto l’Amb. Minasi.
Nicola Minasi ha iniziato la sua carriera nel 1999. Il primo Paese dove ha lavorato sono stati gli Emirati Arabi Uniti (dal 2001 al 2005). Dal 2005 al 2008 è stato in Afghanistan. Poi è stato Vice Capo dell’Unità di Crisi al Ministero degli Esteri a Roma, dove ho seguito le vicende di varie emergenze e rapimenti di cittadini italiani all’estero. Infine, prima di arrivare a Sarajevo, è stato quasi quattro anni presso la Rappresentanza Permanente italiana presso l’UE a Bruxelles, con l’incarico di rafforzare l’efficacia dell’applicazione delle norme europee in Italia, e ridurre i procedimenti di infrazione avviati dalla Commissione Europea nei confronti del suo Paese.