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Intervista dell’Ambasciatrice Castellani con Klix

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Pubblichiamo qui di seguito il testo dell’intervista rilasciata dall’Ambasciatrice Sarah Eti Castellani al portale klix.ba

 

  1. Dalla fine del 2024 ricoprite il ruolo di Ambasciatrice d’Italia in Bosnia ed Erzegovina. Nonostante il tempo relativamente breve, avete già svolto molte attività. Tuttavia, mi interessa sapere: quanto è diversa per Lei l’esperienza a Sarajevo e in Bosnia ed Erzegovina rispetto ai Suoi incarichi precedenti e cosa evidenzierebbe come particolarmente significativo?

 

Questo è il mio primo incarico da Ambasciatrice d’Italia e in quanto tale avverto particolarmente la responsabilità e l’orgoglio di rappresentare il mio Paese, e di farlo in un contesto tanto significativo. L’area dei Balcani occidentale riveste infatti tradizionalmente per l’Italia una grande importanza e l’Italia è impegnata nel sostenere il percorso di adesione all’Unione europea dei Paesi dell’area, convinta che ciò porterà ad una maggiore stabilità, sicurezza e benessere economico per l’intero continente.

 

Il mio obiettivo è quello di incrementare ulteriormente la già eccellente collaborazione bilaterale in numerosi settori – da quello politico, quello economico-commerciale, a quello culturale etc. – nel solco di una tradizionale patrimonio di amicizia tra i nostri popoli. Obiettivo della nostra missione in BiH è altresì quello di sostenere il processo di riconciliazione interetnica e la sicurezza e la stabilità del Paese, anche tramite la partecipazione al contingente EUFOR Althea. L’Italia inoltre siede in diversi formati multilaterali– da quello dell’Unione europea, al Quint, allo Steering Board del  Peace Implementation Council, nel gruppo degli Amici dei Balcani occidentali – e anche in tali Sedi si adopera per la sicurezza e la stabilità, come pure per il percorso euro-atlantico della BiH.

 

Nella mia prima Sede, a New Delhi, mi occupavo principalmente di promozione culturale e di progetti di cooperazione allo sviluppo; a Londra ho svolto il ruolo di Console e pertanto mi occupavo principalmente dei servizi per la numerosa comunità di italiani residenti in Gran Bretagna. Infine, presso l’Ambasciata d’Italia in Israele ho svolto l’incarico di Vice Capo Missione, coordinando il funzionamento degli uffici, sovrintendendo le iniziative di diplomazia culturale ed economica, come pure l’organizzazione delle visite istituzionali. La peculiarità della carriera diplomatica è proprio quello di offire un percorso di carriera molto varia.

 

  1. Quando si parla della politica in Bosnia ed Erzegovina, il tema principale rimane sicuramente quello delle azioni della leadership dell’entità della Republika Srpska e della “lotta” delle istituzioni nell’attuazione delle leggi. La Corte di Stato della BiH ha richiesto chiaramente l’arresto di Milorad Dodik, Nenad Stevandić e Radovan Višković, ma ciò non è avvenuto. Ritiene che le istituzioni abbiano dimostrato coraggio e quanto è realistico aspettarsi un ulteriore intervento della comunità internazionale in tal senso?

 

Quanto avvenuto da inizio marzo a oggi ha da una parte messo in mostra la difficoltà del c.d. „law enforcement“, ma più significativamente ha confermato la resilienza e la tenuta complessiva delle istituzioni statali della Bosnia Erzegovina: istituzioni che hanno continuato a compiere ininterrottamente il proprio dovere. La crisi politico-costituzionale iniziata lo scorso febbraio è rimasta entro i limiti della dialettica politica e affrontata con gli strumenti previsti dalla legge. Il fatto che il Presidente Dodik, il Presidente Stevandić e il Primo Ministro Višković si siano recentemente recati in Procura e che il Tribunale della BiH abbia in seguito revocato i rispettivi mandati di arresto sembra confermare questa constatazione.

Quanto all’intervento della comunità internazionale, abbiamo assistito ad una posizione pressochè unanime nel reiterato sostegno alla sovranità e alla integrità della BiH. La stessa Missione EUFOR ha mobilitato lo scorso marzo le proprie riserve: si è trattato  senz’altro di un messaggio molto chiaro in un momento particolarmente complesso. Infine, l’Alto Rappresentante è intervenuto nei giorni scorsi, tra l’altro, per garantire il c.d. „pacchetto di integrità elettorale“: un obiettivo molto importante, a garanzia della trasparenza delle prossime elezioni politiche.

 

  1. L’Italia ricorrerà al meccanismo delle sanzioni in merito alle azioni di Milorad Dodik e di altri? Qual è la sua opinione su questo tipo di “punizione”?

 

Non credo che le sanzioni vadano intese come una „punizione“. Come spesso ricordato dall’UE, le sanzioni sono uno strumento preventivo e non punitivo: il loro scopo è quello di indurre un cambiamento nella politica e nella condotta dei destinatari.

Vi sono poi altri strumenti: ad es, alcuni progetti finanziati dal Western Balkans Investment Framework (WBIF) in Republika Srpska sono stati recentemente sospesi. Di nuovo, non certo con lo scopo di penalizzare le popolazioni interessate, ma con quello di esprimere un segnale e di incoraggiare un cambiamento.

L’auspicio in termini generali è che alla soluzione della crisi politico-costituzionale in corso possa arrivarsi principalmente tramite il ricorso ai c.d. „rimedi interni“, pur riconoscendo la complessità dell’architettura istituazionale della BiH e delle sue procedure decisionali.

 

  1. La chiave della cooperazione tra tutti i Paesi è certamente l’economia, e in questo campo l’Italia e la Bosnia ed Erzegovina ottengono da anni ottimi risultati attraverso numerosi progetti e organizzazioni. Dove vede il maggiore margine di miglioramento? C’è ancora spazio affinché la cooperazione diventi strategica in alcuni settori, e cosa serve per raggiungere questo obiettivo?

 

A livello economico, le relazioni bilaterali non sono mai state così buone. Nel 2024 l’Italia è stata il secondo partner commerciale dopo la Germania, l’ottavo investitore in BiH, e si è confermata il primo paese per esportazioni in BiH. Nel 2025, l’Italia è stato anche paese partner della Fiera economica internazionale di Mostar, tra i principali appuntamenti fieristici della regione. Complessivamente, si può dire che le imprese italiane stanno compiendo un eccellente lavoro. Tra i settori dove vedo maggiore potenziale, quello dell’economia circolare e della transizione energetica, come pure nel campo dell’agri-tech e dell’industria alimentare. Anche il turismo sta registrando un signifativo dato di crescita in entrambe le direzioni, favorito anche dalle nuove rotte aeree da e per l’Italia.

A mio parere, vi sono tuttavia margini di miglioramento e a tal fine le istituzioni preposte – come la stessa Ambasciata o l’Agenzia ICE (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane) – possono ulteriormente   accompagnare e favorire questo obiettivo. In parte, quest’opera è già in corso: penso all’Associazione delle imprese italiane in BiH, fondata nel 2021 e presto destinata a evolvere in una  vera e propria Camera di commercio, o all’Accordo di cooperazione economica firmato nel 2024 tra i nostri due paesi, che può aprire ulteriori possibilità; ma penso anche a due attori finanziari italiani che hanno da poco aperto propri uffici nei Balcani: si tratta di Cassa Depositi e Prestiti e SIMEST, due società di proprietà del Governo italiano e specializzate nel sostenere con fondi specifici l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Insomma, la strada è tracciata: si tratta ora di percorrerla fino in fondo.

 

  1. L’Italia e il governo guidato da Giorgia Meloni sostengono fortemente il percorso dei Paesi dei Balcani occidentali verso l’UE. Tuttavia, è evidente che esistono alcune divergenze tra Bruxelles e Roma sul metodo da adottare. I Paesi vengono mantenuti troppo a lungo in una posizione di “status quo”, mentre ad altri come Ucraina, Moldavia o Georgia si “chiude un occhio” su alcune problematiche?

 

L’allargamento dell’UE ha due anime: da un lato, si tratta di un processo di natura quasi costituzionale, fortemente basato sul merito; dall’altro, l’allargamento è anche uno strumento geopolitico. In quanto tale, è una risorsa fondamentale su cui può contare l’UE per stabilizzare il proprio vicinato. Non credo vi siano doppi standard, anche se non è facile conciliare queste due anime. All’interno di un processo per sua stessa natura dialettico ed articolato, l’Italia porta un proprio contributo, forte del suo ruolo e della sua tradizione quale Paese fondatore dell’UE. Come spesso ricordato dal Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, On. Tajani, l’adesione dei Balcani occidentali – e della BiH – all’UE non rappresenta un semplice „allargamento“; semmai, costituisce la riunificazione di un continente europeo tenuto per troppo tempo artificialmente diviso. Così ad esempio, all’interno del gruppo informale degli „Amici dei Balcani occidentali“, l’Italia ha recentemente formulato una propostsa per accelerare l’adesione all’Unione Europea dei Paesi candidati, che si basa su una integrazione graduale ed una semplificazione del processo.

 

  1. Il settore bancario in Bosnia ed Erzegovina è naturalmente legato all’Italia grazie alla presenza di banche italiane. Come valuta la posizione delle banche italiane in BiH e, nonostante il mercato attuale, vede margini per ulteriori sviluppi?

 

Le due principali banche italiane presenti in BiH – UniCredit e Intesa San Paolo – rappresentano un pilastro di stabilità finanziaria per la BiH. Non solo: rappresentano anche un volano di modernità; basti pensare ai tantissimi progetti in ambito environment-social-governance (ESG) già in corso o in fase di lancio. Anche in questo caso, ritengo vi siano ulteriori margini di sviluppo. Da un punto di vista economico, tanto in termini commerciali che di investimenti, la BiH presenta diverse opportunità interessanti. E visto il livello internazionale delle nostre due banche, sono fiduciosa che verranno colte.

 

  1. L’Ambasciata italiana dedica molta attenzione alla promozione della cultura. Qual è il livello di interesse dei cittadini in BiH per la cultura italiana e quali elementi spiccano in questo contesto?

 

Dal mio arrivo in BiH, ho potuto constatare come l’interesse per la cultura italiana sia diffuso, senza distinzioni per aree di residenza e anagrafiche: e questa è sicuramente una particolarità molto interessante. Non faccio riferimento solo all’ “alta cultura”, ma a un sincero coinvolgimento e a un’autentica simpatia per le diverse sfaccettature dell’italianità e per la nostra lingua. Per fare un esempio che può sembrare banale, sono rimasta molto stupita dalla diffusione delle canzoni italiane in BiH. Inutile poi dire con quanto rispetto e ammirazione siano qui accolti i grandi nomi della cultura italiana. Quasi scontato parlare dell’unanime apprezzamento per la cucina italiana. Questo offre all’azione culturale della nostra Ambasciata dei grandissimi margini di manovra. La cultura parla infatti un linguaggio universale e si rivolge a tutti; in tal senso, la cultura italiana può costituire veicolo non soltanto di promozione del Sistema Italia, ma anche – significativamente in BiH – strumento per contribuire alla riconciliazione interetnica e alla promozione dei comuni valori europei. Vorrei qui limitarmi a un solo esempio: il costituendo Museo di arte contemporanea di Sarajevo „Ars Aevi“, progettato dal celebre architetto Renzo Piano, che nacque durante l’assedio di Sarajevo grazie alle donazioni di opere d’arte da gallerie italiane e che vede il sostegno finanziario del governo italiano. Spero che la costruzione del Museo possa essere avviata al più presto, per dare vita ad uno spazio artistico aperto, dinamico e inclusivo, nonché quale simbolo della Bosnia-Erzegovina come paese cosmopolita e multietnico, stabilmente orientato verso la comune casa europea.

 

  1. Avete lavorato a lungo anche in Asia. Quali aspetti positivi osservati nei Paesi dell’Estremo Oriente potrebbero essere applicati in Europa, nei Balcani e in particolare in Bosnia ed Erzegovina?

Nei Paesi dell’Estremo Oriente, in particolare in quelli dalle economie particolarmente avanzate, si possono individuare diversi aspetti virtuosi che potrebbero essere adattati e valorizzati anche in Europa. Uno dei più rilevanti è la cultura del lavoro improntata a disciplina, rigore e senso del dovere collettivo. L’alto livello di istruzione tecnica e scientifica, inoltre, produce una forza lavoro altamente qualificata, motore fondamentale per l’innovazione e la crescita. La meritocrazia che caratterizza molte società asiatiche, inoltre, favorisce una forte mobilità sociale. La diffusione di tecnologie digitali, infine, ha contribuito a creare società dinamiche, orientate al futuro, in cui innovazione e spirito imprenditoriale sono fortemente incentivati, senza rinunciare ad antiche tradizioni.

 

  1. Parte della Sua carriera si è svolta anche in Medio Oriente, in particolare a Tel Aviv. Quanto Le ha cambiato questa esperienza e quanto Le hanno personalmente colpito gli eventi recenti nella regione?

L’esperienza a Tel Aviv è stata una tappa fondamentale, tanto a livello personale che professionale. Il 7 ottobre 2023 ha segnato uno spartiacque e l’Ambasciata italiana, come le altre, non è stata immune dai suoi effetti, in ragione delle necessarie attività di assistenza dei connazionali colpiti dall’attacco, delle operazioni di reimpatrio di quelli che si trovavano temporaneamente nel Paese e, in seguito, delle iniziative messe in campo dal governo italiano per cercare di portare aiuti alla popolazione di Gaza. Attività svolte in quadro molto complesso, a causa del grave deterioramento della sicurezza.

Dal punto di vista umano, uno dei principali insegnamenti è il valore insostituibile della pace, senza alcuna retorica: solo dopo averne sperimentato la perdita, si comprende fino in fondo quanto essa sia fragile e preziosa. Un altro insegnamento fondamentale riguarda i limiti della diplomazia: quando il dialogo viene meno, le conseguenze possono essere tragiche. La guerra è, in fondo, il fallimento della parola. E nel conflitto, spesso, si smette di riconoscere come umano — e quindi pari al proprio — il dolore e l’umanità dell’altro. La sofferenza viene gerarchizzata, negata o strumentalizzata, e così si rompe la base stessa dell’etica universale. Inoltre, sebbene le guerre siano spesso narrate come eventi geopolitici su larga scala, ed entrino nel dibattito quotidiano, esse si manifestano in modo concreto e devastante nella vita di tutti i giorni delle persone coinvolte: ogni conflitto è, in fondo, una somma incalcolabile di dolori individuali. È proprio da questa consapevolezza che dovrebbe nascere un impegno più profondo e condiviso per prevenire i conflitti, proteggere la dignità umana e costruire una pace giusta e duratura.

 

  1. Quali sono gli obiettivi dell’Ambasciata nel prossimo periodo e su quali ambiti concentrerete maggiormente il vostro lavoro?

Naturalmente continueremo a seguire gli sviluppi della crisi politico-costituzionale in corso, con l’auspicio che essa possa risolversi costruttivamente in tempi rapidi. Ciò anche in vista dell’assunzione – da parte dell’Italia – del comando della Missione EUFOR Althea nel 2026. Mi auguro anche possano riavviarsi quelle riforme necessarie a riprendere il percorso di adesione all’Unione Europea, con l’approvazione delle due restanti leggi (la legge sui Tribunali e quella sul Consiglio Superiore della Magistratura) e la nomina del Capo Negoziatore. Analogamente, lavoreremo – anche all’interno del gruppo degli Amici dei Balcani Occidentali – per sostenere la BiH nel cogliere le possibilità del Piano di Crescita dell’UE: è necessario che la BiH presenti quanto prima il Piano di Riforme, per non perdere ulteriori risorse ad essa destinate. Continueremo inoltre a sostenere tutti quei partenariati e quelle iniziative destinate ad accompagnare le istituzioni della BiH nell’adeguamento all’acquis dell’UE.

Sul piano bilaterale, tra gli obettivi principali vi è quello del rafforzamento delle relazioni economiche, per una „diplomazia della crescita“ che sappia aggiornarsi per far fronte alle nuove dinamiche e sfide internazionali. Stiamo inoltre mettendo in cantiere alcune iniziative di promozione del Sistema Italia in Bosnia Erzegovina, che si terranno nella seconda metà dell’anno, come la „Settimana della Cucina italiana“. In tema di „diplomazia sportiva“, in vista delle Olimpiadi invernali che si terranno a Milano-Cortina nel 2026, stiamo lavorando ad una iniziativa che richiami le Olimpiadi di Sarajevo del 1984. Diverse, inoltre, le iniziative culturali per promuovere la cultura e la lingua italiana, a partire dalla tradizionale rassegna del cinema italiano che si terrà alla fine dell’anno in diverse località della BiH. A proposito di cinema, sono molto felice di sapere che il celebre regista italiano Paolo Sorrentino sarà ospite al prossimo Sarajevo Film Festival e ringrazio gli organizzatori per questo. Spero che si possa arrivare presto alla firma dell’accordo – attualmente in fase di negoziato – per l’apertura di un Istituto Italiano di Cultura a Sarajevo, che ci consentirà di ampliare in grande misura la nostra offerta culturale in BiH. Continueremo infine ad accompagnare i progetti di cooperazione allo sviluppo in corso, in settori importanti quali, ad esempio, il turismo sostenibile, la bio-diversità, il dialogo inter-etnico, la gesione del fenomeno migratorio.

https://www.klix.ba/vijesti/bih/ambasadorica-italije-sarah-eti-castellani-odnosi-s-bih-nikada-nisu-bili-bolji-jedan-primjer-me-zaista-iznenadio/250802014