L'Ambasciata d'Italia a Sarajevo ha commemorato a Mostar il giornalista Marco Luchetta e i due operatori, Dario D'Angelo e Alessandro Ota, della sede RAI di Trieste in occasione del ventinovesimo anniversario della loro tragica scomparsa, avvenuta nella citta’ erzegovese durante il conflitto in Bosnia-Erzegovina. Alla sobria cerimonia, presieduta dall'Ambasciatore Di Ruzza, ha partecipato il Sindaco di Mostar, Mario Kordic, il Presidente del Consiglio Comunale, Salem Maric, il Capo della locale Missione OSCE, Ioannis Piliouris, il Console onorario italiano, Goran Grbesic, varie organizzazioni della societa’ civile operanti sul territorio (tra le quali la „Casa del cuore aperto“) e alcuni cittadini.
I tre connazionali persero la vita il 28 gennaio 1994, mentre erano impegnati nella realizzazione di un servizio che voleva documentare il dramma dei bambini vittime della guerra nella ex Jugoslavia. Trovatisi in mezzo ad un conflitto d'artiglieria in una Mostar Est stretta d'assedio, furono investiti da un colpo di mortaio che non diede loro scampo. Il bambino che si trovava al momento con loro, Zlatko Omanovic, pur raggiunto da alcune schegge, rimase invece illeso trovando protezione proprio nel corpo dei tre cronisti. Il piccolo Zlatko sarebbe stato poi il primo bambino assistito dalla Fondazione Luchetta-Ota-D'Angelo-Hrovatin, tuttora attivissima a Trieste con numerose iniziative umanitarie, specie a favore di bambini e bambine vittime di conflitti. La troupe della RAI era entrata a Mostar est, la parte musulmana della citta’, con un convoglio umanitario scortato dalla Missione ONU, dopo che era stato annunciato un cessate il fuoco, che, come spesso accadde, venne quasi immediatamente violato. Poche settimane prima, nel novembre 1993, la logica perversa della guerra aveva portato alla distruzione del Ponte Vecchio di Mostar, l'elemento piu’ conosciuto e rappresentativo della citta’.
La commemorazione si e’ tenuta proprio nell'area ove la granata di mortaio ha ucciso Luchetta, D'Angelo e Ota e ove una targa ne rievoca le memoria. Dopo aver posto una corona floreale in loro omaggio, nel suo intervento l'Ambasciatore li ha ricordati come emblema di un giornalismo libero, intelligente e coraggioso, che si proponeva di testimoniare il dramma delle persone comuni durante la guerra per evidenziare come le immani sofferenze provocate dagli orrori di quell'assurdo conflitto non conoscessero distinzioni politiche, etniche o religiose. Il loro lavoro di inviati RAI in Bosnia-Erzegovina durante la guerra era dunque ispirato ad un alto impegno civile, oltre che rispondere ad un incarico strettamente professionale.
„Il loro sacrificio – ha affermato Di Ruzza – sia esempio per tutti coloro che si adoperano per portare avanti concreti processi di riconciliazione in Bosnia-Erzegovina, affinche’ il Paese possa finalmente evolvere in una moderna societa’ cosmopolita, multietnica e pluriculturale, proiettandosi nella sua naturale famiglia europea, a maggior ragione ora che alla BiH e’ stato riconosciuto lo status di Paese candidato all'adesione all'Unione Europea. Una decisione – cosi’ Di Ruzza – maturata in sede UE anche grazie al determinante impegno italiano in linea con la nostra costante ed incisiva azione di supporto verso le aspirazioni europee della regione balcanica“.
L'Ambasciatore ha espresso particolare apprezzamento per la contestuale partecipazione alla cerimonia, a forte e suggestiva valenza simbolica, da parte del Sindaco (appartenente alla componente croato-bosniaca) e del Presidente del Consiglio Comunale (bosgnacco), sottolineandone l'impegno per la ricostruzione politica, morale e culturale di Mostar. Sono stati con l'occasione ricordati gli storici legami di amicizia e solidarieta’ che legano gli italiani alla Citta’ di Mostar, esaltati dal fatto che l'Italia e’ il Paese che piu’ ha contribuito sul piano economico alla riedificazione del Ponte Vecchio, riaperto il 22 luglio 2004, e oggi emblema della ripristinata riconciliazione cittadina tra le componenti cristiane e musulmane.