Cari connazionali e cari amici dell’Italia,
lascio oggi la Bosnia Erzegovina dopo quasi tre anni e mezzo di mandato quale Ambasciatore d’Italia.
Desidero ringraziare ciascuno di voi per il sostegno, l’affetto e la simpatia con cui sin dall’inizio avete accompagnato il mio servizio in questa splendida terra balcanica.
Sono orgoglioso che l’Italia e’ profilata in Bosnia Erzegovina quale una presenza importante ed amica, capace di dialogare con tutte le componenti del Paese e di esserne un partner fondamentale sia nelle relazioni bilaterali sia nell’azione di sostegno al percorso euro-atlantico, con particolare riferimento al processo di adesione all’Unione Europea. È una prospettiva che l’Italia appoggia con convinzione, credendo fermamente negli orizzonti europei dell’intera regione dei Balcani occidentali.
Arrivando a Sarajevo, nel giugno 2021, avevo annunciato l’impegno a “portare tanta Italia in Bosnia Erzegovina” per rafforzare ed ampliare ulteriormente le storiche relazioni tra i nostri Paesi. Al riguardo riporto qui di seguito alcuni passaggi del discorso che ho pronunciato in occasione della Festa della Repubblica dello scorso 2 giugno, già ripreso da alcuni organi di informazione del Paese, e che sotto certi aspetti possono essere considerati un mio “lascito spirituale”.
Ringrazio ancora le Autorità Italiane per la fiducia accordatami e formulo i migliori auguri di buon lavoro a chi mi succederà.
A voi tutti un saluto grato, che vuole essere un arrivederci!
Marco Di Ruzza
Celebro oggi la Festa Nazionale a circa tre anni dalla mia assunzione quale Ambasciatore d’Italia. Un periodo straordinariamente intenso, che mi ha fatto constatare l’eccellenza delle relazioni che legano l’Italia alla Bosnia-Erzegovina e l’affetto – pienamente ricambiato – che circonda il mio Paese ed i miei connazionali in questa splendida terra
Prestare servizio in questi tre anni è stato per me un grande privilegio, in quanto il periodo è coinciso con accadimenti di portata epocale per la Bosnia Erzegovina. Mi riferisco in particolare alla concessione dello status di Paese candidato all’Unione Europea nel dicembre 2022 e, più recentemente, alla decisione del Consiglio Europeo di aprire i negoziati di adesione. Questi sviluppi sono stati resi possibili anche grazie all’incisivo impegno dell’Italia in coerenza con la nostra incessante azione di sostegno alle prospettive europee dell’intera regione dei Balcani occidentali. Le due visite a Sarajevo nell’arco di un anno da parte del Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, hanno dimostrato più di ogni altra cosa l’attenzione con cui l’Italia guarda alla Bosnia Erzegovina e alle politiche di allargamento dell’Unione Europea alla regione. In realtà più che di “allargamento” noi italiani preferiamo parlare di “riunificazione”, dato che i Balcani sono da sempre parte integrante della storia d’Europa.
L’Italia continuerà a sostenere la stabilità, la sicurezza e l’integrità territoriale della Bosnia Erzegovina insieme a tutte le componenti della comunità internazionale che operano in questa direzione. E continuerà a spalleggiare con forza e convinzione il cammino europeo del Paese, incoraggiando gli sforzi che le sue Autorità stanno profondendo: molto è stato fatto negli ultimi anni e bisogna continuare su questa strada senza tentennamenti e soprattutto senza rallentamenti. La Bosnia Erzegovina potrà sempre contare sull’Italia da questo punto di vista. L’Italia ha una forte anima europeista: i Trattati del 1957 che fondarono la Comunità Economica Europea e che sono tuttora il pilastro essenziale della costruzione europea furono firmati a Roma non solo in omaggio alla bellezza della Città Eterna ma perché’ l’Italia fu tra i Paesi che maggiormente avevano creduto allora nel progetto di allargare la collaborazione europea dal solo settore dell’acciaio e del carbone ad uno schema più ampio, incisivo e generalizzato. Non a caso la Conferenza ministeriale che nel 1955 aprì definitivamente le porte a questo processo fu organizzata anch’essa in Italia, a Messina, su iniziativa del governo italiano.
Ora più che mai, dunque, occorre “cogliere il momento” per portare avanti in modo costruttivo e responsabile l’agenda delle riforme di cui questo Paese ha maggiormente bisogno per la sua strada europea. Ricordo le parole del Presidente della Commissione Europa Ursula von der Leyen quando venne in visita a Sarajevo nell’ottobre del 2022: “Come membro dell’Unione Europea, la Bosnia-Erzegovina incarnerebbe alla perfezione il motto europeo “Uniti nella diversità”. Ecco, l’invito che rivolgo ai leader politici è proprio questo: fare delle diversità un punto di forza e non un fattore di instabilità, e cio’ nell’interesse del Paese, del suo futuro e dei suoi giovani. La decisione del Consiglio Europeo di marzo ha tracciato la strada in modo chiarissimo: perdere questa opportunità storica sarebbe un errore imperdonabile.
Torno ai rapporti tra l’Italia e la Bosnia-Erzegovina. Sono veramente orgoglioso che l’Italia in questo Paese sia non solo un’importante ed apprezzata presenza diplomatica, ma, come a me piace dire, un vero ecosistema, declinato su diversi piani.
Saluto in primo luogo le associazioni che rappresentano le comunità italiane storiche, il cui insediamento in questo Paese risale soprattutto agli inizi del periodo asburgico. A distanza di un secolo e mezzo questi nuclei sono un fattore di continuità importante ed è encomiabile il loro impegno a mantenere vivi i legami con l’Italia, pur con il passare del tempo e delle generazioni.
Sotto il profilo dei rapporti economici, l’Italia è il primo Paese esportatore in Bosnia-Erzegovina, il secondo partner commerciale e presenta su questo mercato un’ampia e variegata rete di aziende in più settori produttivi. Sono circa 12.000 i posti di lavoro che questo sistema produce, con riflessi mutuamente vantaggiosi per i due Paesi in chiave economica ma evidentemente anche con importanti effetti sul piano sociale. Una menzione particolare meritano le nostre aziende nel settore bancario: Unicredit e Banca Intesa San Paolo rappresentano un grande pilastro di solidità ed affidabilità del sistema finanziario e creditizio di questo Paese. Saluto anche l’“Associazione delle imprese italiane in Bosnia Erzegovina”, di cui mi pregio di essere Presidente onorario, un sodalizio nato con il sostegno dell’Ambasciata allo scopo di far crescere ulteriormente l’eccellente dialogo economico tra i due Paesi.
Con altrettanta fierezza constato l’importanza della presenza culturale italiana in Bosnia-Erzegovina, dove gli assi portanti della nostra cultura e dello stile di vita italiano – la moda, il design, l’arte, il cinema, la lingua, la cucina, lo sport, etc. – sono apprezzati ed amati. La diplomazia culturale è dunque per noi il modo più naturale per rafforzare i ponti tra i due Paesi, ma anche per promuovere ed incoraggiare i percorsi di riconciliazione e coesione sociale. La cultura di qualità è infatti bellezza e dunque oltrepassa ogni barriera, connettendo persone e comunità, con irresistibile forza magnetica. Da questo punto di vista, la cultura è esattamente come lo sport nella definizione di De Coubertin che campeggia nel Museo Olimpico di Sarajevo: ossia, un vero distruttore di muri.
Non dimenticherò mai alcuni grandi eventi culturali che ho avuto l’onore di organizzare a Sarajevo in questi tre anni, quali il magnifico concerto del Maestro Riccardo Muti celebrativo dei Cento Anni della Filarmonica di Sarajevo o la partecipazione di Gianrico Carofiglio, scrittore e saggista tradotto in tutto il mondo, alla più recente edizione della Settimana della Lingua italiana. A quest’ultimo proposto colgo l’occasione per ringraziare il Comitato di Sarajevo della società Dante Alighieri, importante partner dell’Ambasciata nelle iniziative di promozione culturale.
Pienamente coerente con il valore che noi annettiamo alla cultura è stato il nostro impegno a rilanciare il progetto del Museo di Arte contemporanea Ars Aevi, disegnato da Renzo Piano: l’Ambasciata e l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo-AICS continueranno a lavorare con il Cantone e la Città di Sarajevo e con la comunità internazionale – un grazie particolare ad UNESCO e alla Delegazione Europea – sino a quando questo sogno, che sino a poco tempo fa sembrava irrealizzabile, non si sarà trasformato in realtà. Noi pensiamo che i sogni svaniscono solo quando non si ha la forza di realizzarli. Ed è per questo che ci abbiamo sempre creduto. Vogliamo costruire uno spazio artistico moderno, poliedrico, multiculturale, simbolo della rinascita della Bosnia-Erzegovina e del suo futuro europeo.
Sempre in materia di cultura fatemi ricordare che anche quest’anno la nostra Festa Nazionale è organicamente associata a un ricco programma di eventi. Pochi giorni fa abbiamo avuto per la prima volta a Sarajevo l’Orchestra dei Filarmonici di Roma, che ci ha regalato un concerto meraviglioso ed emozionante. Nell’accedere oggi a questo splendido edificio, avrete potuto ammirare la mostra dedicata a Pietro Perugino, uno dei più talentuosi pittori del nostro Rinascimento, non a caso chiamato “divin pittore”. Due giorni fa abbiamo inaugurato alla Galleria Nazionale la prestigiosa mostra “L’oro del tempo” del fotografo e sperimentatore Mario Cresci, un progetto basato su una suggestiva contaminazione tra fotografia, grafica e pittura. Altre iniziative sono in programma nei prossimi giorni a Banja Luka e a Mostar.
L’Italia è da sempre in prima linea in Bosnia Erzegovina anche nel settore della Cooperazione allo Sviluppo attraverso progetti di cruciale importanza sostenuti dall’AICS, dal campo sanitario, al fito-sanitario, all’assistenza ai migranti, alla solidarietà sociale, allo sviluppo del turismo sostenibile (siamo i primi contributori di Via Dinarica), alla valorizzazione del patrimonio naturalistico e della diversità ambientale, sino all’industria della cultura, ricordando proprio l’impegno per Ars Aevi.
L’Italia è anche alla guida, con personale stabilmente residente, di progetti e gemellaggi (twinning) europei che aiutano le Autorità della Bosnia-Erzegovina ad allinearsi agli standard giuridico-operativi dell’Unione Europea, e anche in questo in settori strategici, tra i quali la cooperazione di polizia, in particolare per rafforzare le azioni di contrasto ai traffici di esseri umani. Questo impegno è la prova che il sostegno italiano alla prospettiva europea della Bosnia Erzegovina non è limitato ad un’alta diplomazia bruxellese, ma si nutre di un lavoro quotidiano, concreto, sul campo, a fianco delle Autorità e dei cittadini.
Allo stesso modo una grande forza dell’Italia in Bosnia Erzegovina è la società civile, che sin dai tempi della guerra non ha mai smesso di essere presente, attraverso una solidarietà viva e concreta, a volte agendo proprio in attuazione di iniziative della Cooperazione italiana. Grazie all’impegno delle OSC italiane, nel corso degli anni sono nati asili, centri per anziani, per disabili, per disoccupati, case per vedove e profughe di guerra, caseifici, progetti di micro-credito a sostegno di piccole imprese ma anche e soprattutto grandi iniziative di accoglienza. Migliaia e migliaia di bambini e bambine della Bosnia Erzegovina hanno avuto e continuano ad avere la possibilità di trascorrere soggiorni in Italia e tornare poi in patria come messaggeri di pace e piccoli “Ambasciatori italiani”. Proprio la forza della società civile italiana è una delle chiavi che meglio spiegano i sentimenti di amicizia ed affetto che caratterizzano i rapporti tra gli italiani e i bosniaco-erzegovesi.
L’Italia, e concludo, è accanto alla Bosnia-Erzegovina anche per contribuire a mantenere su questo territorio un ambiente sicuro e protetto per le sue istituzioni, le sue imprese ed i suoi cittadini ed aiutare la Bosnia-Erzegovina a progredire nel suo percorso euro-atlantico. È con noi una rappresentanza del contingente militare italiano in servizio a Camp Butmir presso la Missione EUFOR-ALTHEA e il Quartier Generale NATO. Rivolgo a tutti i militari italiani in servizio in Bosnia-Erzegovina un pensiero di stima e gratitudine.
Questa grande “squadra” vuole continuare a lavorare – con impegno, lealtà ed amicizia – in Bosnia Erzegovina, per la Bosnia Erzegovina e, soprattutto, con la Bosnia Erzegovina. In questo spirito l’Italia è qui, oggi più di ieri e meno di domani.
E per quanto mi riguarda un grazie di vero cuore a tutti voi e … ciao Sarajevo!