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Fare affari in Bosnia Erzegovina

Nel 2021 l’Italia è diventata il primo Paese fornitore della Bosnia ed Erzegovina con un volume di esportazioni in continuo aumento, che nel 2022 ha raggiunto il valore di 1,81 miliardi di euro, confermato anche nei primi mesi del 2023 (gennaio-aprile). I principali prodotti esportati dall’Italia in Bosnia Erzegovina sono metalli di base e prodotti in metallo (che costituiscono il 26,3% dell’export totale verso la BiH), prodotti tessili, pelle, abbigliamento e accessori (17,5%) e macchinari e apparecchiature n.c.a (12%).

In base agli ultimi dati definitivi, relativi al 2021, il flusso in entrata di investimenti diretti esteri netti è stato pari a 519 milioni USD. Il flusso di investimenti diretti esteri netti dell’Italia in Bosnia Erzegovina nel 2021 ammonta secondo i dati della Banca d’Italia a 16 milioni di euro. Considerando lo stock di IDE dal 2015 agli ultimi dati disponibili, si osserva una traiettoria positiva con il passaggio da un valore di 186 milioni di euro dello stock nel 2015 a un valore di 325 milioni di euro nel 2021. Si registra una leggera diminuzione degli stock nel 2020 in concomitanza con lo scoppio della crisi pandemica, che sembra però essere stata superata nel 2021 ed essere orientata verso un pieno recupero dei valori pre-pandemici. La Legge sulla Politica degli Investimenti Diretti Esteri in Bosnia Erzegovina garantisce agli investitori stranieri lo stesso trattamento degli investitori locali. L’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) è unica e ha un tasso del 17%, classificandosi come la più bassa della regione.

Attualmente il numero di imprese italiane attive sul mercato bosniaco erzegovese attraverso investimenti diretti o joint ventures con partner locali si aggira tra le 80 e le 100 unità. Molto diffusa è anche la formula della produzione per conto di terzi a cui sono collegate diverse imprese italiane medio-piccole. Particolarmente significativa è la presenza nel settore finanziario di istituti bancari italiani, quali Unicredit – prima società per capitalizzazione del paese – e Intesa Sanpaolo, che complessivamente detengono il 30% del mercato bosniaco-erzegovese.

Le imprese italiane presenti sul territorio scelgono la Bosnia Erzegovina per diversi vantaggi che essa offre. Prima tra tutti proprio la stabilità finanziaria e monetaria del Paese, assicurata dal currency board. La valuta locale, il marco convertibile (BAM) è ancorato all’euro con un tasso di cambio fisso pari a 1KM = 0,51129 € o 1 € = 1,95583 KM. Il sistema bancario, basato su standard e principi internazionali, è uno dei settori più organizzati e sviluppati del Paese, proprio per questo su 23 banche commerciali, 15 sono di proprietà straniera.

Altre caratteristiche che rendono la Bosnia Erzegovina particolarmente attrattiva per le imprese italiane sono la favorevole posizione geografica, vicina ai mercati centro europei, l’accesso ad una platea di consumatori molto ampia grazie alla partecipazione a diversi accordi di libero scambio (CEFTA, EFTA e accordo di libero scambio con la Turchia) e scambi preferenziali e allo stesso tempo accesso a manodopera qualificata, ma a basso costo. Altri vantaggi che il mercato bosniaco-erzegovese offre riguardano il regime fiscale favorevole con bassa tassazione e la possibilità di istituire “zone franche”, dove è prevista la totale esenzione da dazi e IVA per merci e attrezzature utilizzate nella produzione, la non applicazione di restrizioni e misure temporanee introdotte con la legge statale e l’esenzione fiscale, ad eccezione della tassazione sul lavoro e contribuzione sociale. Il territorio bosniaco-erzegovese offre, inoltre, energia a basso costo – grazie all’abbondanza di carbone e di energia idroelettrica – e disponibilità di risorse naturali.

Nel 2021 si è costituita l’Associazione delle Imprese Italiane in Bosnia Erzegovina (AIIBH), sodalizio basato su un modello camerale, tra i cui obiettivi figurano quello di promuovere scambi e contatti tra le imprese italiane presenti sul territorio bosniaco-erzegovese e quello di favorirne la cooperazione con le autorità locali.

Nel dicembre 2022 l’UE ha riconosciuto alla Bosnia Erzegovina lo status di “Paese candidato”. Questo apre una serie di opportunità per chi è potenzialmente interessato a fare affari in Bosnia Erzegovina, sia nei settori che tradizionalmente trainano l’economia sia in settori all’interno dei quali si stanno schiudendo nuove possibilità.

Tra i primi figurano i settori del legno, metalmeccanico e automotive, tessile, calzaturiero e agroalimentare. Trasversalmente a questi settori la Bosnia Erzegovina ha intrapreso un processo di modernizzazione degli impianti produttivi che apre un’ampia gamma di possibilità per le imprese esportatrici di macchinari e alta tecnologia. Queste opportunità trovano spazio in un contesto caratterizzato da un’esperienza pluridecennale in tali ambiti, da una solida reputazione come affidabili fornitori di mercati europei, come quello tedesco o lo stesso mercato italiano, e dalla disponibilità di risorse sottoutilizzate (secondo l’Agenzia Statale per la Promozione degli Investimenti Esteri (FIPA) il 50% dei terreni agricoli rimane incolto). Questi settori corrispondono, inoltre, ai tradizionali ambiti di punta della produzione del Made in Italy.

Promettenti prospettive si stanno invece sviluppando nei settori dell’energia, in particolare in relazione ai processi di decarbonizzazione e di transizione energetica, ambiente, sviluppo delle nuove tecnologie digitali e sanità e settore biomedicale. Queste opportunità si collocano, in particolare, nell’ambito dei piani di potenziamento delle infrastrutture energetiche e viarie, dei sostegni al settore energetico e alla transizione verde offerti dall’UE e dei processi di privatizzazione di vari comparti del settore terziario e dell’agroalimentare.

Le specifiche caratteristiche del territorio bosniaco-erzegovese offrono opportunità anche in due settori di nicchia, quali quello della lavorazione della flora officinale autoctona e quello della produzione e lavorazione di piccoli frutti, come i lamponi.