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Ambasciatore Di Ruzza commemora volontari italiani uccisi a Gornji Vakuf nel 1993

Si è svolta a Gornji Vakuf- Uskoplje, nel Cantone della Bosnia Centrale, una toccante cerimonia di commemorazione in coincidenza del trentennale dell’uccisione dei volontari italiani Sergio Lana, Guido Puletti e Fabio Moreni, che vi persero la vita durante una missione di soccorso umanitario.

Quel 29 maggio 1993, i tre operatori di pace erano a bordo di un convoglio di aiuti partito da Brescia e diretto alle città di Vitez e Zavidovići con l’obiettivo di creare un corridoio umanitario in una Bosnia-Erzegovina devastata dal conflitto fratricida.

Vennero assaliti e barbaramente assassinati da una squadra paramilitare bosniaca in un’azione dai contorni mai del tutto chiariti, della quale venne riconosciuto responsabile Hanefija Prijić (il comandante „Paraga”), che guidava il gruppo di miliziani. All’eccidio riuscirono a scampare altri due volontari che facevano parte della stessa spedizione, Agostino Zanotti e Christian Penocchio.

L’evento è stato organizzato su iniziativa dell’Ambasciata d’Italia a Sarajevo in collaborazione con la Municipalità di Gornji Vakuf-Uskoplje „E’ la prima volta che viene effettuata a Gornji Vakuf una cerimonia istituzionale congiunta a ricordo dei volontari uccisi – ha spiegato l’Ambasciatore Di Ruzza – Ho creduto molto in questo progetto e l’ho condiviso sin dall’inizio con il Sindaco Sead Čaušević, che voglio ringraziare per la sensibilità e l’attenzione. Raccogliere le diverse Autorità civili e religiose del luogo, i familiari e gli amici delle vittime e la locale società civile in un ricordo collettivo dei volontari uccisi ha voluto lanciare un segnale forte sulla strada della pacificazione e della riconciliazione, che costituisce peraltro una tappa imprescindibile del cammino di integrazione europea della Bosnia-Erzegovina”.

A dimostrazione dei criteri di inclusività con cui è stata concepita l’iniziativa, anche per rafforzarne la valenza simbolica, vi hanno preso parte – oltre al Sindaco (bosgnacco-musulmano) – anche il Presidente del Consiglio comunale, Goran Batinić (croato-bosniaco), il Parroco Padre Josip Matijanić, e l’Imam, Hidajet Polovina. Quasi cento persone sono giunte dall’Italia per partecipare alla manifestazione.

All’inizio del programma, il Sindaco ha accolto presso l’aula consiliare una delegazione ristretta, composta – tra gli altri – dall’Ambasciatore, da Augusto e Franca Lana, da Wilma Viviani, Consigliere del Comune di Rezzato, da Don Roberto Sottini, Parroco di Ghedi, e da Giancarlo Rovati, imprenditore di Ghedi molto attivo in campo umanitario (dai tempi della guerra coordinando iniziative di volontariato in Bosnia-Erzegovina e da ultimo anche in Ucraina) e già Presidente della Fondazione Fabio Moreni.

Ha fatto seguito una Messa presso la Parrocchia „Uskoplje”, officiata dal Cardinale Vinko Puljić.

Il programma è poi proseguito con la deposizione di corone floreali presso la lapide che fu posta in memoria dei volontari nel punto dove il convoglio venne bloccato dai paramilitari.

Ricordando anche gli altri cittadini italiani uccisi durante la guerra in Bosnia-Erzegovina (militari, cooperanti, giornalisti, etc.), l’Ambasciatore Di Ruzza ha sottolineato lo straordinario movimento di solidarietà che dal nostro Paese si è formato negli anni della guerra nella ex Jugoslavia per soccorrere le popolazioni vittime dell’atroce conflitto e che tuttora, grazie all’ incessante attivismo della società civile italiana, opera in Bosnia-Erzegovina con progetti di grande spessore sociale ed umanitario, sovente con il diretto sostegno della Cooperazione allo sviluppo italiana.

Il sacrificio di Sergio Lana, Guido Puletti e Fabio Moreni – ha affermato Di Ruzza – sia fonte di ispirazione per tutti coloro che si impegnano a favore della stabilizzazione e della riconciliazione in Bosnia-Erzegovina a tutela della sua anima multietnica e pluriculturale e del suo naturale percorso di adesione europea. L’Ambasciatore ha infine rivolto un pensiero commosso ai genitori di Sergio Lana: “Avete dimostrato sino a dove la forza e il coraggio del perdono possono arrivare, anche in una situazione come questa, se ciò può favorire la pace, la fratellanza e la serena convivenza delle persone: è un insegnamento per tutti, di cui vi siamo sinceramente grati”.